
Indice
- Introduzione
- 1. Ferita e vendetta in amore come frattura dell’identità narcisistica
- 2. Ferita e vendetta in amore come risposta al dolore non mentalizzato
- 3. Ferita e vendetta in amore si ripetono in scenari clinici ricorrenti
- 4. Ferita e vendetta in amore e la coazione a ripetere
- 5. Dalla ferita e vendetta in amore alla possibilità di simbolizzazione
- Conclusione
Introduzione
Cosa si nasconde dietro l’impulso di punire chi ci ha fatto soffrire in amore?
Perché, dopo essere stati feriti, alcuni cercano di colpire, mentre altri si chiudono in un silenzio ostile?
La ferita e la vendetta in amore non sono semplici reazioni emotive, ma il riflesso di una verità soggettiva che sfugge alla coscienza, e che nella clinica psicoanalitica prende forma come sintomo, coazione a ripetere e godimento.
Quando il legame amoroso si spezza, il dolore non sempre riesce a trovare una via simbolica. In questi casi, l’Altro diventa il bersaglio di una vendetta che maschera, dietro l’atto aggressivo o il ritiro gelido, una ferita profonda, spesso narcisistica. Capire cosa accade in questi vissuti, nominare ciò che si muove nell’inconscio, è il primo passo per trasformare la vendetta in separazione e il dolore in elaborazione.
1. Ferita e vendetta in amore come frattura dell’identità narcisistica
In amore, il soggetto non si limita a desiderare. L’altro viene incorporato nella propria immagine di sé, diventando specchio e garanzia di valore. Quando questo legame si rompe, la perdita non riguarda soltanto l’oggetto esterno, ma si configura come una frattura interiore.
In questo senso la ferita amorosa è spesso una ferita narcisistica, perché mina la coesione del soggetto, mette in crisi la sua consistenza identitaria.
Frasi come “mi ha distrutto”, “non so chi sono senza di lui” o “mi ha portato via tutto” sono espressioni di una lacerazione profonda. In questo scenario, la ferita e la vendetta in amore si intrecciano: l’attacco all’altro diventa una modalità inconscia per tentare di ricucire una lesione. interna.
2. Ferita e vendetta in amore come risposta al dolore non mentalizzato
Quando la perdita amorosa non può essere simbolizzata, prende corpo l’agito. La vendetta amorosa, allora, assume due funzioni psichiche fondamentali:
- Ripristinare un’apparenza di controllo, trasformando la posizione passiva del ferito in soggetto attivo.
- Risarcire narcisisticamente il danno subito, umiliando o punendo l’altro.
Tuttavia, la vendetta non libera, trattiene. Restare in conflitto significa restare legati. La ferita e vendetta in amore si rivelano, così, strategie inconsce per non lasciare andare l’oggetto perduto. Spesso, ciò che si vendica non è l’offesa presente, ma una serie di umiliazioni e abbandoni precedenti, mai veramente elaborati.
3. Ferita e vendetta in amore si ripetono in scenari clinici ricorrenti
Caso A – Ferita e vendetta in amore come persecuzione ossessiva
L., 34 anni, dopo essere stata lasciata dal compagno, entra in una spirale ossessiva: controlla i suoi social, contatta la nuova partner, minaccia di esporre dettagli intimi. Non è la prima volta. Ogni relazione sembra seguire lo stesso copione tra idealizzazione, abbandono e vendetta.
Nel lavoro terapeutico, la sua vendetta appare come contenitore di tutte le frustrazioni precedenti: non colpisce solo l’ex, ma tutti coloro che l’hanno fatta sentire un rifiuto.
Sia la ferita che la vendetta, in questo caso, sono l’esito di un detto congelato nel ripetersi del sintomo.
Caso B – La vendetta silenziosa come gelo punitivo
G., 42 anni, viene lasciato dalla compagna dopo due anni di relazione. La sua risposta è glaciale: la blocca ovunque, nega ogni confronto, si mostra indifferente. “Non ho più nulla da dire,” dice spesso.
Tutte le sue relazioni passate terminano tra silenzio, chiusura e sparizione. Questa assenza si materializza in una specie di vendetta muta. Si tratta di un modo per esercitare potere, per impedire all’altro di riaffacciarsi. Il suo gelo è la forma che assume il godimento nella difesa.

4. Ferita e vendetta in amore e la coazione a ripetere
Freud, nel saggio Al di là del principio di piacere, introduce il concetto di coazione a ripetere per spiegare la tendenza del soggetto a ripetere scenari di dispiacere. A volte, ciò che il soggetto rifiuta a parole — una relazione di dipendenza, di sottomissione, di sofferenza — è esattamente ciò che inconsciamente desidera, perché vi è implicato il suo fantasma.
La pulsione di morte, che Freud lega a questa ripetizione, esprime il ritorno del soggetto a uno stato di tensione zero, di dissoluzione dell’ordine. In questa logica, la ferita e la vendetta in amore sono modalità attraverso cui il soggetto tenta, invano, di dominare il reale della perdita.
5. Dalla ferita e vendetta in amore alla possibilità di simbolizzazione
La clinica psicoanalitica non mira a correggere l’agito vendicativo, ma a comprenderne la funzione. È solo accogliendo la verità soggettiva che si può disattivare il circuito del godimento e trasformare l’odio in atto in parola.
Il lavoro analitico consiste in:
- Mentalizzare la ferita, rappresentando il dolore senza agire.
- Rileggere la storia amorosa, riconoscendo strutture ricorrenti.
- Separarsi simbolicamente dall’oggetto, cessando di cercare risarcimento.
Solo così la ferita e la vendetta, come conseguenza della delusione, cessano di ripetersi come sintomo e diventano un terreno di trasformazione del desiderio.
Conclusione
Ferita e vendetta in amore non sono espressioni patologiche da reprimere, ma segnali di una sofferenza che non ha ancora trovato una sua collocazione. La vendetta non è il contrario dell’amore, ma il suo resto non separato.
Accogliere il dolore, senza agire, è l’unico modo per renderlo finalmente dicibile.
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Dr. Edison Palomino
Psicologo | Psicoterapeuta | Psicoanalista
🎯 Con oltre dieci anni di esperienza clinica
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